A cura di Mirco Bianchi, fisioterapista con intervista a Cesare Mannhart, laureato in scienze motorie
Ottenere di più dall’aria che respiriamo!
Questo articolo è dedicato al tema dell’allenamento respiratorio, ancora poco conosciuto, ma di grande importanza.
Nella mia carriera di fisioterapista ho conosciuto molti atleti, professionisti e amatoriali, e ho trattato molti pazienti incapaci di coordinare il proprio respiro. Affanno durante l’attività sportiva, difficoltà di respiro durante l’esecuzione di un semplice esercizio, mancanza di respiro durante la notte, respiro superficiale e via dicendo. Tutte le persone che ho incontrato mi dicevano che da anni si portavano appresso questo cruccio, senza trovare possibilità di miglioramento. In casi del genere il medico consiglia di fare attività fisica, ma quando si soffre di problemi respiratori è più facile a dirsi che a farsi. Oggigiorno, finalmente, si può ovviare a molte di queste problematiche allenando in modo specifico i muscoli responsabili della respirazione.
Con quali risultati? Innanzitutto negli sportivi si assiste ad un incremento della prestazione, soprattutto nelle discipline di coordinazione (nuoto, arrampicata, canottaggio, judo, calcio, ecc.) e in quelle in cui l’accento è posto sulla resistenza aerobica (corsa, ciclismo, walking, triathlon, sci nordico, ecc.). Oltre a questo orientamento sportivo, in ambito riabilitativo ne traggono beneficio pazienti con patologie respiratorie, problemi cervicali oppure lombari, pazienti invalidi o limitati nella motricità. Non da ultimo, il rafforzamento dei muscoli della respirazione contribuisce a ridurre i disturbi del sonno, in particolare legati al russare.
Un po’ di storia
Negli anni ottanta il professor Urs Boutellier, fisiologo sportivo all’Università e al Politecnico Federale di Zurigo progettò un rudimentale apparecchio che permetteva di allenare la muscolatura responsabile della respirazione. Furono anni difficili per il professore, poiché il mondo scientifico non si interessava ancora a questo tema. Le tante critiche però non frenarono il suo entusiasmo e alla fine degli anni ’90 perfezionò, assieme alla ditta produttrice, il suo apparecchio portatile per l’allenamento respiratorio. Nacque così il dispositivo “tigre della respirazione”. “Si tratta di uno strumento molto semplice da utilizzare – mi spiega Cesare Mannhart, diplomato ETH in Scienze motorie – si compone di una sacca e di un sistema magnetico attraverso il quale è possibile calibrare lo scambio tra ossigeno e anidride carbonica contenuti nell’aria. Questo apparecchio possiede un sistema di controllo computerizzato integrato utile per la personalizzazione degli allenamenti. Nella sacca – disponibile in diverse volumetrie a dipendenza del grado di allenamento e della propria capacità respiratoria – viene espirata dell’aria composta da un’elevata concentrazione di anidride carbonica. Durante l’inspirazione questa stessa aria viene “riciclata” e miscelata con aria “nuova” grazie ad un sistema di valvole. Questo sistema di miscelazione permette di respirare profondamente a ritmi elevati per 10, 20 o addirittura 30 minuti senza incorrere nei pericoli legati all’iperventilazione. Ecco quindi che il diaframma e tutti gli altri muscoli respiratori possono essere allenati in modo specifico ed isolato”.
Allenare la muscolatura respiratoria è importante, poiché è stato dimostrato scientificamente che questa – come qualsiasi altro muscolo scheletrico – si affatica. E questo comporta un calo della prestazione sportiva, anche se i muscoli periferici sono ben allenati. Non solo. Una respirazione “allenata” permette di mantenere alta l’irrorazione sanguinea e di continuare quindi ad eliminare l’acido lattico prodotto durante lo sforzo.
Campioni e pazienti
“Nelle prime sessioni di allenamento respiratorio – spiega Cesare Mannhart – è possibile esercitarsi solo per pochi minuti, in quanto lo sforzo richiesto è molto elevato. Solo successivamente la sessione diventa più lunga, fino a raggiungere i 15-20 minuti”. L’incremento della prestazione è tangibile già addirittura dopo 3-4 settimane dall’inizio dell’allenamento.
“Sono molti gli atleti che si allenano con questa tecnologia – continua Mannhart -. Pensiamo ad esempio al plurimedagliato della MTB Nino Schurter, oppure a Nicola Spirig, campionessa olimpica in Triathlon e vincitrice del Triathlon di Locarno 2013, oppure ancora a Franco Marvulli, campione del ciclismo su pista; buone esperienze sono state fatte anche in discipline non puramente di resistenza come l’hockey su giaccio e lo sci alpino dove vorrei menzionare una “fan” di lunga data dell’apparecchio, la svizzera Dominique Gisin”.
Se da un lato, dunque, si migliora la prestazione sportiva, dall’altro allenare i muscoli respiratori è molto utile anche per gli sportivi infortunati. Pensiamo ad esempio a coloro che devono forzatamente rimanere lontani dalle competizioni a seguito di un infortunio e che con questo tipo di allenamento possono contenere il calo di prestazione fisica. A trarne beneficio sono pure coloro che accusano dei problemi di asma, di bronco pneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), bambini e adulti con la fibrosi cistica e chi soffre di plegie diverse (p.e. una persona paraplegica agli arti inferiori). Ormai sono stati scritti e discussi nel mondo scientifico molte patologie che possono beneficiare di un allenamento respiratorio specifico, ma a me piace ugualmente sperimentare. Infatti negli ultimi 18 anni ho pure verificato un rafforzamento della muscolatura della schiena e una diminuzione dei dolori cervicali. Basti pensare che il diaframma, il principale muscolo respiratorio, si inserisce sul corpo delle prime vertebre lombari (quindi le vertebre alte della parte lombare della schiena). Il suo pilastro destro si inserisce sulla superficie anteriore di seconda, terza e quarta vertebra lombare, mentre il pilastro sinistro del diaframma si inserisce sulla superficie anteriore delle sole seconda e terza vertebra lombare. Questo significa che ad ogni respiro andiamo a dare stabilità alla colonna vertebrale lombare. Una ginnastica respiratoria specifica porta quindi – se eseguita in modo corretto e regolare – ad una postura, ad un’elasticità toracale e ad una stabilità lombare migliore.
Riassumendo posso dire che l’allenamento respiratorio mediante questa semplice e al contempo “geniale” metodica, mi ha portato molte soddisfazioni. Sono convinto che la respirazione giochi un ruolo fondamentale in ogni individuo, sportivo, sano o con patologie più o meno gravi. In qualità di fisioterapista con un’esperienza decennale nel campo della respirazione e della riabilitazione della schiena, integro questo allenamento con buona parte dei miei pazienti e lo consiglio a tutti. Inoltre l’accesso a questo strumento è diventato più semplice, in quanto da qualche anno i costi per il noleggio e l’acquisto vengono presi a carico dell’assicurazione malattia di base.